«E’ nel perenne equilibrio tra conoscenze acquisite e atteggiamento innovativo che si esprime il senso della progettualità in architettura, come capacità di porre situazioni alternative, ma adeguate, ai bisogni rinnovati del tempo.»
La ricerca e l’innovazione tecnologica sono elemento fondamentale per innescare una nuova stagione di sviluppo socio-compatibile, soprattutto nel settore della progettazione e realizzazione delle infrastrutture in un’ottica di ecosostenibilità.
Svariati tipi di scarti e materiali secondari sono sempre più utilizzati nel mondo delle costruzioni stradali per la salvaguardia di preziose risorse naturali, nell’ottica di promozione di un’economia circolare sostenibile.
In tale direzione si muove anche la più recente ricerca scientifica, che si trova a fronteggiare numerose sfide riguardanti la scarsa conoscenza dei materiali, l’assenza di linee guida tecniche e la generale diffidenza che ostacola il reimpiego di tali risorse.
Ogni anno in tutto il mondo, e in particolare nei Paesi industrializzati, viene generata una considerevole quantità di rifiuti plastici derivanti da demolizioni e da rifiuti urbani.
Il reimpiego di rifiuti plastici di varia natura (polietilene, polietilene tereftalato, polivinilcloruro, polipropilene, ecc.) all’interno dei conglomerati bituminosi sta attualmente dimostrando enormi potenzialità, con la possibilità di riciclare tali rifiuti senza alterare (se non addirittura migliorare) le normali prestazioni delle miscele bituminose che costituiscono le pavimentazioni stradali.
Gli scarti di natura polietilenica possono essere inclusi nei conglomerati mediante processo “wet”, aggiungendoli al legante bituminoso, o tramite tecnologia “dry”, dove sono inclusi direttamente nella miscela.
Alcuni studi hanno dimostrato miglioramenti delle prestazioni delle miscele bituminose in termini di resistenza alle deformazioni permanenti, rigidezza e resistenza a fatica, con entrambi i tipi di processo.
Nonostante alcuni benefici prestazionali, il polietilene aggiunto al bitume può soffrire di fenomeni di segregazione alle alte temperature di esercizio, che determinano eterogeneità della fase legante e susseguenti variabilità nelle risposte meccaniche (dispersione incompleta degli scarti all’interno del bitume).
Per tale motivo, la sperimentazione di laboratorio si è spostata verso le potenzialità del processo di riciclaggio “dry” per il riutilizzo di scarti plastici polietilenici.